E’ arrivata ormai alla sua terza edizione la Subasio Crossing, la gara di trail che ha come ambientazione Collepino di Spello con alle spalle il Monte Subasio. Domenica 19 maggio si è svolto l’ennesimo evento sportivo organizzato da Umbria Crossing dei fratelli Luca e Chiara Brustenghi. Dietro si presenta una visione particolare di turismo, quella legata alle esperienze all’aria aperta. Che sia di corsa o in bicicletta, Luca del resto è sempre pronto a uscire di casa e fare sport nella natura. Così ci ha raccontato questo suo viaggio, non risparmiando qualche consiglio alla Regione e agli imprenditori.
Come nasce l’idea della Subasio Crossing?
“Abbiamo preso il nostro format che aveva già successo a Bettona con la Bettona Crossing e lo abbiamo proposto a Spello, uno dei borghi più belli d’Italia, con lo splendido scenario del Monte Subasio. Abbiamo voluto portare anche qua la nostra passione per l’ambiente e lo sport outdoor”.
Oltre 400 atleti da tutto il Mondo, come spiega questo successo?
“La motivazione principale è il gesto sportivo. Parliamo a una community internazionale che si ritrova nel nostro linguaggio. Chi fa sport capisce subito chi ha davanti e se fidarsi o meno. Se unisci un’organizzazione seria alle meraviglia dell’Umbria, puoi solo vincere. C’è chi vince a Spello a primavera perché è la città dei fiori e delle infiorate e poi decide di venire a correre. E chi viene a correre e poi scopre Spello. La nostra regione ha quattro stagioni, ognuna con le sue peculiarità. Serve capire che vanno implementati i servizi perché ci si rivolge direttamente a un pubblico che è disposto a pagare bene un contenuto che apprezza”.
E’ un nuovo modo di pensare il turismo?
“Esatto. Dopo la pandemia l’interesse per lo sport all’aria aperta ha registrato un’impennata e si è riscoperto il bello dello stare in natura. Una volta uno faceva le vacanze fine a sé stesse, ora molti cercano un’esperienza da vivere. In un Paese dove 15mila persone corrono e vanno in bici, lo sport non può che essere un forte traino”.
La Regione come risponde?
“Noi da sportivi abbiamo sempre cercato di fare cose ambiziose restando umili. Il nostro obiettivo a medio-lungo termine è quello di trasformare questa regione in una palestra a cielo aperto. Se metti le persone in condizione di andare in bicicletta e correre crei una grande vetrina per la regione senza particolari costi. Siamo però indietro rispetto al Trentino-Alto Adige e altre regioni che su questo settore hanno un’importante tradizione. Dobbiamo adeguarci sulle infrastrutture. Serve collegare e mantenere questi sentieri. Gli stessi punti ristoro dovrebbero potere ricevere le biciclette, fornire una guida del territorio o offrire delle mappe interattive. Siamo al centro tra Roma e Firenze e potremmo intercettare tanti turisti che hanno la passione dello sport. Sia imprenditori che la Regione devono però fare passi in avanti”.
La vostra prima preoccupazione nella realizzazione, qual è?
“Al primo posto mettiamo solo la sicurezza. Invitiamo la gente a correre in posti bellissimi ma poco raggiungibili. Dobbiamo permettere loro di farlo nella maggiore tranquillità possibile: segnalare lungo il percorso in punti più pericolosi, collocare il personale sanitario nei punti strategici, avere carabinieri che gestiscono il traffico. Sopra di tutto c’è la sicurezza”.
Umbria Crossing non è solo corsa, vero?
“Lo sport è un fatto culturale. Sono riuscito a convincere Roberto Di Sante del Messaggero a portare il racconto del suo libro “Corri. Dall’inferno a New York” (clicca qui per il programma). Qualche anno fa soffriva di una forte depressione. Non capiva la gente che correva e per distrarsi ha deciso di fare la cosa più impossibile che gli venisse in mente. La corsa così per lui è diventata una grandissima alleata e lo ha salvato”.
Sette edizioni di Bettona Crossing più tre di Subasio Crossing fanno dieci eventi targati Umbria Crossing. Nel calcio sarebbe una stella, quale desiderio esprimerebbe per festeggiarla?
“Mi piacerebbe partire da queste due esperienze e fare un viaggio in Umbria di tanti chilometri che attraversi tutta la nostra regione. Ci sarebbero punti vita dove la gente si ferma e poi riparte. Nella patria di San Francesco, che a piedi ha percorso tanti chilometri, sarebbe bellissimo collegare tutti i nostri borghi. In bici, di corsa o camminando. Sarebbe una sorta di endurance, come già fanno in Francia o in altre parti del Mondo”.
Sua sorella Chiara è candidata in una lista a supporto di Margherita Scoccia. Vuole trasformare Perugia in una città dello sport?
“Mia sorella mai avrebbe pensato di candidarsi in politica dato che in famiglia nessuno aveva avuto questa esperienza. L’hanno chiamato l’attuale sindaco Andrea Romizi e il vice sindaco in carica Gianluca Tuteri. Le hanno detto che la stimano molto e che lei sarebbe stata la persona giusta per il loro caso. Lei si è messa in gioco subito. E’ un ruolo che per attitudine, relazioni e know how saprebbe sicuramente come ricoprire. Una delle idee è quella di fare un grande evento sportivo in centro storico”.