In questa rubrica parliamo di arte, storia, le bellezze del nostro territorio, i palazzi e i musei che ci ricordano le nostre origini, la nostra cultura. Oggi però vorrei fare un piccolo focus, sempre troppo poco menzionato, degli operatori invisibili che ci permettono di assaporare e vivere della cultura. Vorrei parlare di tutte le persone che lavorano nel settore dei beni culturali, che sacrificano la loro vita per permetterci di visitare la nostra cultura. Sacrificare il proprio tempo, soprattutto quello che per una persona è considerato tempo libero, le feste, le vacanze. Allora vorrei ricordare a tutti quelli che faranno una gita fuori porta durante questa Pasqua, che vigilanti, persone al Front-office, e guide, stanno sacrificando questi momenti per permettere la fruibilità nel nostro bel paese. E se anche l’articolo 9 della costituzione dice che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura, la tutela del paesaggio, del patrimonio storico e artistico, tutto questo stona con la realtà dei fatti.
I nostri musei, le nostre biblioteche, i nostri siti archeologici, sono visti dalle amministrazioni pubbliche che dovrebbero essere l’essenza stessa della costituzione come uno spreco di soldi e investimenti. La gestione viene messa all’asta tramite Gare di Appalto a Cooperative, le quali puntano sempre di più al ribasso,e più puntano al ribasso, e più le amministrazioni pubbliche sono contente di poter risparmiare soldi. E questo cos’ha portato nel tempo? Proprio nella nostra Umbria, proprio a Perugia, l’estate 2023 ha portato alla luce questa polvere nascosta sotto al tappeto. Perché se una Cooperativa che vince una Gara di Appalto al ribasso, su chi poi risparmierà i soldi? Proprio su quei operatori invisibili visti poco fa. Ragazzi e ragazze che hanno studiato anni, super competenti nell’arte, nella storia e nell’archeologia, che devono letteralmente svendersi, con contratti sempre poco chiari, spesso neanche con una busta paga segnalata, per una politica della “Gavetta”.
L’esodo di Palazzo Penna
Estate 2023. la Cooperativa che gestiva il Sistema Museale di Palazzo Penna – San Bevignate, dichiara di non poter più tenere aperti i musei. Come mai? Perché se il prezzo a ribasso è così basso da non poter gestire l’intero sistema, prima o poi si va debito. E il personale che lavorava lì da un giorno a un altro non lavora più. Si procede quindi ad una gestione transitoria di CoopCulture, per poi assegnare in questi giorni il nuovo appalto alla Cooperativa “Le Macchine Celibi”. E nel mentre quei operatori del settore che fine faranno? Riassorbiti nella nuova Cooperativa? Disoccupati permanentemente? il futuro questo sembra attendere. Di venti persone che avrebbero diritto al passaggio dalla cooperativa vecchia a quella nuova, ne sono state riassorbite sette.
I sindacati si stanno muovendo con un presidio in data martedì 26 marzo, e anche noi ci uniamo con un solidale Basta allo sfruttamento e al Precariato nel mondo dei Beni culturali. Vicini a tutti i colleghi, operatori, e futuri aspiranti e difensori di quell’Articolo 9 che sempre più spesso viene dimenticato.