Produzione in calo, export in discesa e la città umbra scende dal settimo al decimo posto. La storia dell’Ast, tra crisi e passaggi di proprietà
Il settore siderurgico italiano sta affrontando una delle peggiori crisi degli ultimi anni, con un calo significativo della produzione di acciaio e un impatto devastante sulla filiera automobilistica. Secondo l’interrogazione del senatore Potenti della Lega, presentata al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il costo dell’energia per le aziende italiane risulta essere tre-quattro volte superiore rispetto ai principali competitor europei. Questo squilibrio spinge molte imprese ad acquistare semilavorati dall’Asia, come accade per l’acciaieria Arvedi-AST di Terni.
La situazione è critica: la produzione di acciaio è scesa del 5,5% rispetto allo stesso periodo del 2023, compromettendo l’intera economia manifatturiera. Il rischio a medio termine comprende una riduzione della competitività, chiusure aziendali e licenziamenti, con conseguenze su tutta la supply chain. Il senatore Potenti ha chiesto interventi urgenti per contenere i costi energetici e rilanciare il settore.
Automotive in Bilico: Sindacati e Scioperi per una Svolta
L’Automotive, strettamente legato alla siderurgia, è in ginocchio. In Umbria, dove il comparto occupa circa 2.000 lavoratori diretti e altri 4.000 nell’indotto, la crisi rischia di essere irreversibile. Secondo Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil, servono misure straordinarie per proteggere l’occupazione e supportare la transizione ecologica del settore.
Lo scorso 18 ottobre c’è stato uno sciopero generale nazionale, organizzato con il tema “Cambiamo marcia: acceleriamo verso un futuro più giusto”, e ha rappresentato un punto cruciale per sensibilizzare il governo. Tra le richieste principali la convocazione di un tavolo tra la presidente del Consiglio, le aziende dell’automotive e i principali attori industriali per stabilire un piano d’interventi concreto e sostenibile.
Export e competitività: l’Italia perde posizioni
L’export italiano di acciaio ha subito un calo del 16,9% nel 2023, passando da 28 miliardi a 23,2 miliardi di euro. Nonostante i volumi siano rimasti stabili a 16,2 milioni di tonnellate, la contrazione è legata alla riduzione dei prezzi. Le province di Terni, Genova e Brescia hanno registrato cali significativi, mentre Bergamo rappresenta un’eccezione con una crescita del 16,2%, grazie alla produzione di tubi senza saldatura.
Secondo Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi Siderweb, le esportazioni delle province storicamente legate alla siderurgia, come Taranto e Torino, hanno subito diminuzioni drammatiche rispetto al 2008, rispettivamente dell’81,3% e del 39,1%. Questi dati evidenziano come la crisi del settore abbia alterato profondamente la geografia industriale italiana. Terni, asse storico dell’acciaio, ha perso posizioni, passando dalla settima alla decima posizione tra le province italiane.
Acciai Speciali Terni: una storia di cambiamenti e sfide
Acciai Speciali Terni (AST), azienda simbolo del settore, ha attraversato profonde trasformazioni. Fondata nel 1884 e controllata per anni dal gruppo ThyssenKrupp, è stata acquisita dal gruppo italiano Arvedi nel 2022. Specializzata nella produzione di acciaio inox e leghe speciali, AST rappresenta una realtà fondamentale per il settore alimentare, edile e meccanico.
La crisi attuale, però, pone nuove sfide anche per un gigante come AST, che deve confrontarsi con il calo della domanda interna, la pressione dei costi energetici e la competizione globale. Serve un piano strategico a livello nazionale per rilanciare il settore e garantire un futuro competitivo all’industria siderurgica e manifatturiera italiana.