T-Icon, l’etichetta intelligente che monitora la catena del freddo: ce ne parla Valentina Pasqui
La Pasqui Srl lancia le etichette intelligenti per la catena del freddo. con Valentina Pasqui parla di innovazione, mercato, made in Italy e del progetto T-Icon.
L’occasione è utile per coinvolgere il direttore operativo dell’azienda anche su temi di più ampio respiro come made in Italy, innovazione, tecnologia, mercato e imprese.
Valentina, quali sono le doti migliori di un buon imprenditore?
Risposta difficile da dare. Iniziamo col dire che io nemmeno mi sento un imprenditore nel senso stretto del termine. Quel tipo di figura la rappresenta meglio mio padre. Io appartengo alla seconda generazione, per cui ho un concetto d’impresa diverso. Credo che oggi per far funzionare un’azienda ci si debba porre una domanda fondamentale: “dove ci troviamo oggi e dove vogliamo andare?”.
Chi è a capo di un’azienda deve prendere decisioni basate sulla raccolta delle informazioni e l’analisi delle informazioni. L’informazione è potere. Saper raccogliere e analizzare informazioni nel modo giusto è un vantaggio strategico, un fattore di competitività. Detto ciò, questa figura che non saprei neanche come chiamare, deve anche essere abile a saper far suonare all’unisono e in modo armonico tutti i vari ingranaggi che compongono un’azienda. Ripeto: servirebbe una parola nuova, non sarebbe male inventarne una più adatta a descrivere questa figura rispetto alla classica imprenditore, ormai un po’ logora.
Parliamo di mercato e concorrenza su scala globale. Come mantenere la competitività nei confronti di aziende concorrenti provenienti dai mercati emergenti?
Servono tante doti. Del legame tra potere e informazioni già abbiamo detto prima. Oltre a questo servono tecnica, velocità d’esecuzione, coraggio e sangue freddo. Mi accorgo ogni giorno di più che mantenere un’azienda ai vertici in un mercato super veloce e ipercompetitivo come quello attuale somiglia molto a fare rafting sulle rapide. Devi avere capacità di capire la situazione ed esperienza nel padroneggiare la tecnica, ma al tempo stesso essere rapido ed elastico sia nella testa che nei comportamenti.
Come collochi il concetto di “made in Italy” in questo contesto?
Noi italiani abbiamo valori che tendiamo purtroppo a dare per scontati. Invece sono di una forza straordinaria. Pochi hanno il culto del bello come lo abbiamo noi. L’Italia viene da secoli di arte, da una storia di bellezza ricchissima, anche paesaggistica. Abbiamo sviluppato nel tempo il gusto di ricercare e assaporare il bello in tutte le cose, anche nel modo in cui intendiamo la vita stessa.
Il made in Italy in fondo altro non è che il piacere di creare cose belle con tutto l’amore e la passione di cui si è capaci. Questo per dire che se andiamo a giocarci la partita sul terreno del prezzo al ribasso e del prodotto standard prodotto in massa usciamo sconfitti ancor prima di iniziare.
Per mantenere alta la competitività sui mercati dobbiamo continuare a incarnare e perseguire questo ideale di bellezza, amore e passione nel fare le cose, è questo che ci distingue dagli altri paesi.
Made in Italy e tecnologia: parlaci di una soluzione sviluppata da Pasqui che unisce questi due grandi temi.
Le etichette intelligenti con sistema RFid (acronimo di acronimo di radio frequency identification ) vanno sicuramente in questa direzione. Sono etichette intelligenti basate sulla radiofrequenza, consentono cioè il riconoscimento a distanza di oggetti e persone tramite la tecnologia delle onde radio.
Con queste etichette intelligenti il packaging e il prodotto diventano “parlanti”, interattivi, perché l’etichetta è portatrice di informazioni preziose che possono essere verificate e condivise. In ambito alimentare, ad esempio, queste etichette intelligenti fanno sì che il distributore e il consumatore possa sempre tenere sott’occhio la filiera, magari verificando l’origine di una coltivazione, la temperatura di conservazione di un vino e così via.
È una tecnologia che porta alle aziende vantaggi considerevoli anche in temini di logistica e gestione del magazzino.
In Pasqui abbiamo da poco lanciato sul mercato T-Icon, le etichette intelligenti per il controllo della catena del freddo.
Che vantaggi ha il consumatore con T-Icon?
È un’etichetta intelligente capace di monitorare costantemente le reali condizioni di conservazione del prodotto, a prescindere dalla data di scadenza. L’etichetta intelligente T-Icon può posticipare la data di scadenza sulla confezione del prodotto se questo è stato conservato in condizioni ottimali, oppure può addirittura cambiare colore se invece il prodotto ha subìto condizioni di temperatura e di esposizione ai raggi UV nocive per una sua corretta conservazione, indipendentemente dalla data di scadenza.
In che modo il made in Italy trae benefici dalle etichette intelligenti come T-Icon?
Tutto ciò che ne aumenta qualità, controllo e trasparenza è un vantaggio per il vero made in Italy. Un consumatore attento, aiutato da un’etichetta intelligente, può distinguere con maggior facilità il made in Italy vero da quello farlocco.
Cosa fare per aumentare la competitività del sistema Italia?
L’ostacolo più grande per l’Italia è la politica. Troppe persone rivestono ruoli chiave senza averne la preparazione necessaria. Abbiamo invece fior fior di eccellenze professionali che purtroppo non vogliono saperne di entrare in politica. Francamente è difficile dar loro torto, visto che negli ultimi anni la politica ha dato una pessima immagine di sé, perdendo oltretutto la capacità di dare risposte concrete alle aziende e ai cittadini.
Per aumentare la competitività del sistema Italia dobbiamo quindi alzare il livello qualitativo della politica e pretendere di più da chi ci governa: più competenza, più meritocrazia, più professionalità, più qualità.
Dal punto di vista tecnico come funzionano le etichette intelligenti RFid?
Un’etichetta intelligente di tipo RFid si basa su due componenti principali: un trasponder, detto anche tag, e un reader, cioè un lettore. Il tag non è altro che la speciale etichetta dotata di microchip che si appone all’oggetto, un’etichetta capace quindi di memorizzare informazioni e di trasmetterle tramite onde radio.
Il lettore è invece un dispositivo che comunica con l’etichetta e scambia informazioni con essa. È dotato di microprocessore che converte le onde radio dell’etichetta in un segnale digitale trasferibile su un computer.
Come sono considerati gli italiani dagli altri imprenditori stranieri? Aspetti positivi del nostro modo di essere e di fare.
In generale l’opinione che gli altri hanno di noi all’estero è alta. Ci vedono come persone ingegnose, creative, dotate di senso estetico e piene di passione nelle cose che fanno.
Gli imprenditori stranieri ci riconoscono anche l’abilità di tessere e coltivare relazioni. Per ragioni storiche, gli italiani sono sempre stati chiamate a curare a fondo le relazioni politiche e commerciali. Questa, a mio modo di vedere, è una grande qualità perché su molti tavoli gli affari sono prima di tutto una questione di relazioni, anziché di prodotti. Penso ad esempio al mondo arabo, dove è impossibile vendere qualcosa a qualcuno senza prima lavorare su empatia, fiducia e stima.
I negativi, invece?
Siamo terribilmente individualisti e poco inclini a seguire regole e direttive. Amiamo più andare a braccio che pianificare. Ci piace molto fare di testa nostra, ma non è detto che ciò sia sempre un bene.
Che significato dai alla parola “innovazione”?
Innovazione è la capacità di vedere prima e più lontano degli altri. È un’attitudine, una forma mentis che permette di esplorare il futuro in anticipo, di capire cosa accadrà nel giro di pochi anni e di tradurlo in soluzioni e prodotti tecnologici che abbaino una loro logica di mercato.
L’innovazione spesso si scontra con la resistenza al cambiamento.
È vero, non tutti in azienda hanno la stessa attitudine a innovare o a immaginare il futuro. Per attuare processi innovativi la cosa fondamentale è uscire dalla propria routine di abitudini consolidate, quella che gli americani chiamano comfort zone. Devo dire che il termine è estremamente calzante: difficilmente si può fare innovazione con la mente seduta in poltrona. Innovazione è anche rischio, esplorazione, voglia di cambiare lo status quo.
Progetti in cantiere per il futuro?
Più che di futuro parlerei di presente. In Pasqui cerchiamo di lavorare sul presente come se si trattasse di futuro. Ci stiamo occupando di problematiche tecnologiche e di mercato con le quali la maggior parte delle nostre aziende concorrenti sentiranno di dover fare i conti solo fra tre o quattro anni.
È per questo che ci consideriamo dei pionieri. Non ci fermiamo mai e di novità all’orizzonte ce ne sono diverse. Al momento non posso anticipare nulla ma avremo sicuramente modo di riparlarne a breve.
Pasqui
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Umbria